La nascita della Corte d’Appello di Catanzaro si deve far risalire all’epoca napoleonica.
Già dal 1606 esisteva a Catanzaro una “REGIA UDIENZA”. Il Consiglio Collaterale ne aveva stabilito definitivamente la sede con sentenza del 6 aprile 1606, nella quale si proclamava che "la Regia Udienza non dovevasi più muovere da Cathanzario e che in perpetuum vi rimanesse".
Abolite le numerose e speciali giurisdizioni, testimonianza di lunghi secoli di feudalesimo, Giuseppe Napoleone Re di Napoli, con legge 28 maggio 1808 n. 140, costituì la prima organizzazione giudiziaria moderna del regno. Con l’ordinamento nuovo venne istituito in Catanzaro un Tribunale di Appello competente sulle impugnazioni avverse le decisioni di due Tribunali Provinciali di prima istanza - istituiti dalla medesima legge - con sede in Cosenza e Monteleone (ora Vibo Valentia) ed avente giurisdizione sulla Calabria citeriore e sulla Calabria ulteriore. L’inaugurazione del Tribunale di Appello ebbe luogo con cerimonia solenne il 15 gennaio 1809 alle ore 11 di Francia.
Il 29 maggio 1809 il governo francese, al fine di decentrare le cause di appello che si tenevano in Napoli, creò quattro nuovi Tribunali di Appello per altrettante regioni con sedi in Napoli, Chieti, Catanzaro ed Altamura, aventi competenza per le sole cause civili. Con decreto n. 381 del 29 maggio del Re Gioacchino Murat, il Tribunale di Appello assunse la denominazione di Corte di Appello.
Nel 1817, dopo la restaurazione borbonica con legge organica dell’ordine giudiziario 29 maggio 1817 n. 727 assunse la denominazione di Gran Corte Civile per volere di re Ferdinando I. Ebbe competenza territoriale civile e penale estesa a tutta la Calabria. Atti di questa magistratura sono contenuti nel volume degli arbitramenti della Corte di Appello delle due Calabrie (p. 863). Della Gran Corte Criminale si annoverano processi celebrati presso le magistrature della provincia in epoca preunitaria e postunitaria, raggruppati per materia nella Miscellanea di processi politici e di brigantaggio, (135 Inv. 1818-1919).
L’antica e definitiva denominazione di Corte d’Appello fu ripristinata dopo l’unità d’Italia con decreto del 17 febbraio 1861 n. 239 sull’ordinamento giudiziario da parte di Eugenio Emanuele di Savoia-Villafranca. Fino agli inizi del 1900, la Corte di Appello era ospitata nel soppresso Convento dei Padri Domenicani, nelle vicinanze della Chiesa del Rosario, i cui locali erano tuttavia inidonei alle funzioni sempre più numerose.
Per realizzare una nuova sede venne individuato l’attuale sito, una grande area dove, a seguito di bonifica, si procedette alla demolizione di alcune stalle con attigue vasche di contenimento, delle caverne adiacenti e di un vecchio pastificio. Il progetto prescelto fu quello degli ingegneri torinesi Gai e Palazzo. I lavori si protrassero a lungo ed il trasferimento degli uffici avvenne a cominciare dal 1928. L’inaugurazione ufficiale del nuovo complesso ebbe luogo il 28 ottobre 1930. L’edificio, realizzato in stile “umbertino” ed arricchito sulle facciate da interessanti raffigurazioni, era originariamente composto da due piani. I lavori di soprelevazione, iniziati nel 1952, si conclusero nel 1955.